da Alexis di Marguerite Yourcenar
"Capisco, troppo tardi, ma capisco. È un miracolo se non moriamo tutti per questo nostro capire sempre troppo tardi. Ma in effetti moriamo di quello, di quello soltanto." Philip Roth
da inezie essenziali a essenzialmente inezie
Cari amici, eccomi qui. Se siete arrivati qui è perché siete passati sul mio blog storico e ve ne ringrazio. L'ho lasciato lì, dopo dieci anni di vita, dal 2007 al 2017. Era andato rarefacendosi e inaridendosi, un lento morire che mi dava anche disagio.
Quando, in cerca non so di cosa, rileggevo un vecchio post toccavo dolorosamente con mano quanto io fossi cambiata e quanto l'identità di quella marina si fosse sfarinata. E non conta se quella marina valesse poco o tanto. Ero io e non lo sono più.
Perciò ho fatto una capriola grammaticale e ho dato inizio al blog del mio presente, della marina che sono oggi.
Da "inezie essenziali" a "essenzialmente inezie" il significato slitta e non di poco.
Quando scrivevo "inezie essenziali" ritenevo, evidentemente, che nelle inezie che via via venivo scrivendo ci fosse qualcosa di essenziale che chiedeva di essere scritto e forse meritava di essere letto. Essenziale per me e, perché no, per qualcun altro nella blogosfera; qualcuno che si scoprisse in sintonia con il mio modo di sentire e, almeno in parte, vi si riconoscesse.
Ma trasformando quell'aggettivo "essenziali" in un avverbio "essenzialmente" il significato cambia e non superficialmente.
Infatti "essenzialmente inezie" dice che quello che scrivo è fatto alla radice di inezie, che smettono di essere essenziali.
Se sono rimasta comunque nell'ambito lessicale della essenzialità e della inezia una ragione, un significato c'è. Per ora è confuso anche per me, ma penso che pian piano verrà fuori.
Comunque, perché scriverle queste piccolezze, questi nonnulla, queste minuzie? Quanto narcisismo mi porta a scriverle?
In tutti noi che affidiamo a un blog i nostri pensieri, ricordi, versi o versetti, racconti, riflessioni, un po' di narcisismo è sempre presente. Almeno credo.
Ma, dato per scontato il mio tasso di narcisismo, per non farmi torto, tra le ragioni del mio scrivere aggiungo la mia solitudine e il mio bisogno di comunicare i miei nonnulla di oggi.
A presto, marina
martedì 3 aprile 2018
il confine invalicabile
da Alexis di Marguerite Yourcenar
Bisogna considerare anche il contesto storico-culturale in cui il libro di scritto: nel 1929 non era così facile e nemmeno redditizio, in termini editoriali, scrivere di certi argomenti e in forma epistolare. Temo che "la lotta vana" di Marguerite sia anche un... come dire...un vezzo elevato o un finto pregiudizio verso chi legge. Nessuna parola può spiegare fino in fondo chi e come siamo, la scrittura è sempre stata una chiave per aprire una porta poi devi entrarci, se vuoi, attraverso. E intuire. Se togli lo spazio immaginario al lettore non è letteratura, cronaca mediocre forse ma non letteratura.Non dimentichiamoci inoltre della cornice storica di molte opere della Yourcenar, l'ambiente, le persone, gli altri insomma che dicono e inquadrano lo stesso argomento da prospettive diverse: penso che ogni libro di questa donna sia una gran costruzione verso il profondo di ognuno di noi, lei ti indica la strada ma chi legge deve tentare l'avventura!
RispondiEliminaAvviene per chiunque metta mano a un testo scritto, accade anche con te, persino quando citi un autore o una sua opera. Dici molto di più di quanto pensi di aver detto, e se rileggo tutti questi post " nuovi" alla luce i quest'ultimo, credimi, leggo molto più intensamente.